Passare ore e ore in videoconferenza ha le sue conseguenze. Le lunghe riunioni a cui abbiamo dovuto abituarci a causa della pandemia sono stressanti e ora assistiamo a un fenomeno nuovo, un effetto collaterale del tempo trascorso in collegamento, che può avere effetti negativi sul fisico e sulla psiche.
Con Zoom fatigue si indica quella stanchezza psicofisica causata dal maggior utilizzo di piattaforme, tra le quali Zoom è la più nota, che la pandemia ci ha obbligati a utilizzare per lavoro, studio o anche solo per socializzare.
Come per ogni grande cambiamento, gli uomini hanno bisogno di tempo per adattarsi, ma nel frattempo possono insorgere problemi e disagi.
Perché la videoconferenza affatica
Vediamo nello specifico come funziona la Zoom fatigue e su cosa agisce.
Quando parliamo con qualcuno, seguiamo una lezione, prendiamo un aperitivo dal vivo, la nostra attenzione ha un campo d’azione più ampio, può permettersi di zoomare sui dettagli, può anche permettersi di divagare un po’ e riposarsi.
Molti studi hanno dimostrato che le interazioni interpersonali in presenza attivano una serie di meccanismi che aumentano la serotonina e la dopamina in circolo, e quindi ci fanno stare meglio.
Quando ci troviamo in videochiamata questo non succede, perché il
campo visivo è limitato. In base alla definizione della videocamera e alla qualità della connessione, risulta più o meno difficile interpretare lo sguardo dell’interlocutore. Nelle riunioni con numerosi partecipanti è pressoché impossibile percepire le reazioni di tutti.
Il
linguaggio del corpo, il contatto visivo e la posizione di chi parla sono tutti segnali non verbali che aiutano a capire e valutare quanto viene detto. Nei meeting online, invece, il cervello è impegnato costantemente a compensare le informazioni mancanti e questo è causa di stress.
Nelle riunioni virtuali la nostra immagine è sempre in mostra in una piccola finestra. Questo porta a prestare molta attenzione a sé stessi, cosa che alla lunga può avere un effetto negativo. I partecipanti infatti possono sentirsi insicuri, dubitare dell’adeguatezza dell’outfit scelto e se appaiono professionali agli occhi altrui. Questo mettersi costantemente in dubbio finisce con catalizzare tutta l’attenzione su di sé, invece che convogliarla sui contenuti della riunione.
Le relazioni interpersonali sono complicate
La comunicazione per mezzo di strumenti e piattaforme digitali fa sì che le persone abbiano meno fiducia nell’altro, riducendo il grado di comprensione reciproca.
Un fattore decisivo in questo senso è l’
impossibilità di stabilire un contatto visivo diretto con l’interlocutore, in quanto per farlo bisognerebbe guardare nella webcam rendendo però impossibile vedere l’altro contemporaneamente sul proprio schermo. Incrociare lo sguardo è importante per segnalare attenzione a chi sta parlando e costruire così fiducia reciproca.
I partecipanti a una videoconferenza tentano, più o meno consapevolmente, di
compensare gli impedimenti sul piano non verbale, cercando così di stabilire una buona connessione con l’altro. Un lavoro mentale faticoso, che porta alla Zoom fatigue.
La tentazione del multitasking
Durante un meeting in presenza è difficile riuscire a leggere le e-mail in entrata, controllare i propri appuntamenti o rispondere a un messaggio mentre un relatore sta effettuando il su intervento.
Quando invece si partecipa a una videoconferenza, seduti davanti al proprio computer senza nessuno attorno, è difficile che venga notato che lo sguardo di un partecipante inizi a vagare un po’ mentre passa a un altro programma.
Soprattutto quando le riunioni virtuali vanno per le lunghe, i partecipanti tendono a fare altre cose. Se così facendo da un lato si aumenta la propria produttività, dall’altro questo multitasking stanca e compromette la qualità dell’attenzione.
Le conseguenze dalla Zoom fatigue
Le principali conseguenze che possiamo avvertire in relazione a questo nuovo fenomeno sono:
stanchezza
fastidio alla vista
difficoltà di concentrazione
mal di testa e mal di schiena
perdita di interesse
Nonostante i punti deboli, l’incontro per video rappresenta comunque l’alternativa più prossima a un incontro di persona. Adottando alcuni accorgimenti è possibile condurre le riunioni online con successo, prevenendo questi effetti negativi.
Come si fa, allora, a prevenire e ridurre la Zoom fatigue?
Adottando alcuni accorgimenti è possibile condurre le riunioni online con successo e senza troppi patemi.
Innanzitutto, va detto che
una videoconferenza non è sempre la soluzione migliore.
Una videoconferenza è perfetta quando si tratta di
conoscere una persona per la prima volta, ossia quando il piano personale gioca un ruolo importante. Nonostante i punti deboli, l’incontro per video rappresenta infatti l’alternativa più prossima a un incontro di persona.
Limitare il numero delle riunioni
Spesso è realmente necessario fare uso di strumenti come Zoom, e allora per quanto possibile è meglio utilizzarli il minimo indispensabile, stabilire quali e quante sono le videoconferenze strettamente necessarie.
Se gli interessati si conoscono già da tempo, allora una chiamata telefonica o comunque senza attivare il video è probabile che porti a risultati migliori. Questo permette infatti ai partecipanti di
concentrarsi sui risultati, evitando di perdersi nell’auto osservazione e di affaticare inutilmente il cervello cercando di analizzare le reazioni degli interlocutori.
Un pò di riposo ci vuole
Che si diminuisca o meno il numero delle videochiamate, in ogni caso è fondamentale non eccedere con la loro durata. L’ideale sarebbe di
non superare i 45 minuti e di lasciare sempre
almeno 15 minuti di pausa tra un appuntamento e l’altro. In questo modo il cervello ha modo di riprendersi dallo sforzo.
Dopodichè, è utile implementare tecniche positive ed efficaci per aumentare i tempi di inattività, separandosi dalla tecnologia. Innanzitutto, è bene prevedere almeno
un giorno “Zoom-free” per disintossicarsi.
Inoltre, è una buona idea organizzare attività che aiutino a rilassare il sistema di attenzione. Ad esempio,
esercizi di respirazione,
sessioni artistiche,
yoga o
meditazione.
Oppure si può ricorrere a una delle tante
app che aiutano a limitare l'uso della tecnologia, come
Siempo,
App off timer,
AppBlock e
Forest , che consente di far crescere foreste virtuali e concentrarsi meglio sulle proprie attività.
Infine, trovare il tempo per
camminare o
correre in ambienti naturali è sempre una buona idea, per ricaricarsi e rimettersi in ordine i pensieri.